Sora Lella e Sora Maria: due donne simbolo della romanità autentica
A Roma ci sono storie senza tempo, legate a persone che sono diventati personaggi quasi per caso e si sono trasformati nel simbolo delle nonne italiane.
Sora Lella e Sora Maria, due donne di altri tempi, caparbie ed intraprendenti, che con le loro intuizioni e il loro modo di fare sono passate alla storia, romana e non solo.
La prima, Elena Fabrizi, in arte Sora Lella, è diventata famosa per suo il debutto sul grande schermo col film Bianco, Rosso e Verdone di Carlo Verdone con la regia di Sergio Leone.
Come lui stesso racconta in maniera velatamente malinconica, le propose un provino davanti al bancone di un bar e, come avviene spesso davanti al cibo, quello fu l’inizio di un sodalizio che durò anni.
Tra le sue qualità non solo quella di essere una grande attrice con una naturale vocazione per la recitazione ma anche una cuoca sopraffina. Proprio per questo, nel 1940, il marito le dedicò una trattoria, in un luogo abbastanza inusuale per l’epoca, l’Isola Tiberina.
Ancora oggi, a distanza di 60 anni, il locale si trova nello stesso posto, sulle sponde del Tevere, in una posizione che col passare del tempo è diventata esclusiva, proprio a metà strada tra la popolare Trastevere e il caratteristico Ghetto Ebraico.
Tra piatti della verace tradizione romana, familiarità, simpatia e autenticità, il locale oggi viene gestito dai nipoti con grande maestria. I piatti tipici della nonna ottengono ancora grande successo tra cui la sua famosa coda alla vaccinara. Prova ne sono i tavoli sempre pieni e le facce sorridenti dei suoi clienti.
Ma Sora Lella non è l’unica nonna che ha lasciato un segno nel cuore dei romani.
Insideat vi porta alla scoperta di un’altra gustosa realtà in uno dei quartieri più belli di Roma, a due passi dal Vaticano: Prati.
Non troppo distante dall’Isola Tiberina, infatti, in un chiosco all’angolo tra via Trionfale e via Bernardino Telesio, nacque la famosa grattachecca dall’intuizione di Sora Maria che, dopo l’apertura della sua attività, vedeva passare giornalmente carrozze trainate da cavalli con grandi blocchi di ghiaccio a seguito, indispensabili per la realizzazione di questo amato dolce.
I primi gusti erano semplici ma già sfiziosi, simbolo di una propensione alle novità: tamarindo, succo d’uva e sciroppo di cocco. Col passare del tempo la lista dei gusti è cresciuta e anche la varietà dei frutti utilizzati per la guarnizione.
Oggi la più consumata tra i clienti che attendono in fila il proprio turno è proprio la grattachecca “alla Sora Maria” realizzata con un mix di sciroppi di tamarindo, amarene e arancia, guarnita da cocco fresco, amarene e limone.
“Quando anche il ghiaccio può diventare qualcosa di speciale”, viene definita così su Tripadvisor la grattachecca di Sora Maria, un’istituzione a Roma, una fresca goduria da assaporare in Prati, la sua posizione perfetta per un’entrata “trionfale” tra le abitudini estive dei romani.
Lì dal 1933, alza le saracinesche ogni anno a giugno per abbassarle a settembre grazie al lavoro dei pronipoti che, dopo la sua morte, lo portano avanti con dedizione.
Insomma, se passate da Roma d’estate vi consigliamo di seguire il nostro percorso tra gusto e tradizione, partendo da una carbonara e una coda alla vaccinara di Sora Lella e terminando con la grattachecca di Sora Maria.
Due grandi classici intramontabili, due patrimoni di cultura ed enogastronomia gestiti dai nipoti, due realtà diverse che in maniera inconsapevole hanno segnato la tradizione culinaria romana, le abitudini dei suoi cittadini e che oggi sono ricercate anche dai turisti.
Continuate a leggere i nostri articoli qui alla scoperta di Roma, quella bella e buona, ma ricordatevi che con Insideat non solo enogastronomia, anche luoghi, persone e tanta magia.